Oggi i podcast rappresentano una delle forme di intrattenimento e informazione più popolari, grazie alla diffusione capillare di internet e alla semplicità con cui possiamo accedere ai contenuti.
Ma se ci fermiamo a riflettere, l’idea di “podcast” – un contenuto audio registrato e distribuito per essere ascoltato liberamente, secondo le preferenze dell’utente – è davvero un’invenzione recente? La risposta potrebbe sorprendere: le radici dei podcast affondano in un passato molto più lontano, ben prima dell’era di internet.
Sebbene i podcast, così come li conosciamo oggi, siano nati con l’avvento di internet, i loro antenati sono molteplici e profondamente radicati nella storia della comunicazione umana. Dai racconti orali alle trasmissioni radio, fino ai nastri magnetici, la voglia di raccontare e condividere storie in formato audio ha sempre accompagnato l’uomo. In fondo, il podcast non è altro che l’ultima evoluzione di un istinto universale: quello di ascoltare e raccontare.
Per capire gli antenati dei podcast, dobbiamo pensare alla funzione primaria di questi contenuti: la narrazione e la trasmissione di informazioni in formato audio. Questa pratica esiste da secoli. Le tradizioni orali delle culture antiche sono, in un certo senso, la forma più primitiva di podcast: racconti tramandati verbalmente da una generazione all’altra, ascoltati in contesti comunitari.
Con l’avvento della tecnologia, le narrazioni orali si sono evolute. Nel XIX secolo, l’invenzione del fonografo di Thomas Edison (1877) rese possibile registrare e riprodurre suoni. Sebbene le registrazioni fossero inizialmente limitate a brevi clip musicali o messaggi vocali, la possibilità di registrare storie o contenuti educativi pose le basi per quello che oggi consideriamo un “podcast analogico”.
Le trasmissioni radiofoniche: i veri pionieri
Negli anni ’20 del Novecento, la radio rivoluzionò il mondo delle comunicazioni. La programmazione radiofonica non era solo un intrattenimento, ma anche un potente strumento educativo e culturale. Programmi di narrazione, come i radiodrammi o le letture di romanzi, erano enormemente popolari. Ad esempio, la celebre trasmissione di Orson Welles, La guerra dei mondi (1938), catturò l’immaginazione di milioni di ascoltatori, dimostrando l’impatto delle storie audio.
In molti modi, la radio rappresentava una forma primitiva di podcasting: gli ascoltatori sintonizzavano i loro dispositivi per ascoltare contenuti curati in base ai loro interessi. L’unica differenza? Non esisteva la possibilità di scegliere quando ascoltare, come accade oggi con i podcast on-demand.
Prima dell’avvento di internet, la distribuzione di contenuti audio registrati era comunque possibile grazie ai supporti fisici. Negli anni ’70 e ’80, i nastri magnetici come le audiocassette permisero a molti di condividere registrazioni personali. Movimenti culturali e religiosi sfruttarono questa tecnologia per distribuire sermoni, conferenze o dibattiti. Alcuni giornalisti iniziarono a registrare interviste e reportage su cassette, spedendoli poi ai destinatari tramite posta.
Con l’arrivo del digitale, il concetto di podcast trovò il suo ambiente ideale. Il termine “podcast” fu coniato nel 2004, ma le idee e i formati che oggi riconosciamo come familiari esistono da oltre un secolo. La differenza chiave? Internet ha reso la distribuzione immediata e globale.