Cos’è il phubbing e come lo smartphone sta compromettendo le relazioni umane

Scopri cos’è il phubbing, come l’uso dello smartphone influisce sulle relazioni sociali e le possibili soluzioni al problema.

Se vi è mai capitato di iniziare a raccontare un aneddoto a qualcuno che, improvvisamente, prende in mano lo smartphone ignorandovi, avete sperimentato il phubbing. Non è solo un semplice cafone, l’interlocutore che si permette di ignorarvi a favore del suo telefonino. C’è infatti un termine ben specifico che definisce il suo deprecabile comportamento.

Nato dalla fusione di “phone” e “snubbing” (snobbare), phubbing è stato coniato nell’ormai lontano 2012 durante un progetto linguistico promosso dal Macquarie Dictionary e successivamente reso famoso dalla campagna Stop Phubbing creata dall’agenzia McCann. E se iniziava ad accadere nel 2012, pensate 12 anni dopo.

Nella società moderna, gli smartphone sono diventati indispensabili: secondo Statista, in giro ci sono oltre 6 miliardi di device e il numero è destinato a crescere (supereranno il numero di persone che occupano il pianeta, con ogni probabilità). Ma l’uso pervasivo di questi dispositivi solleva interrogativi sulle ripercussioni sociali, tra cui la diffusione del phubbing.

Un’indagine condotta dall’Università dell’Essex, pubblicata sul Journal of Social and Personal Relationships, ha evidenziato come la semplice presenza di un cellulare possa ostacolare le connessioni autentiche durante una conversazione. Gli effetti negativi risultano amplificati quando si discute di argomenti personali: relazioni più deboli, minor fiducia e insoddisfazione generale sono tra le conseguenze più comuni.

Un altro studio del 2021 ha rivelato che le vittime di phubbing non solo si sentono ignorate, ma sperimentano spesso gelosia e un umore più cupo. Il fenomeno può alimentare un circolo vizioso: l’isolamento emotivo incrementa l’uso del telefono, riducendo ulteriormente la qualità delle relazioni. Le persone più empatiche sembrano essere particolarmente vulnerabili a questo comportamento.

Uno dei fattori chiave che alimentano il ricorso costante allo smartphone è la FoMO (Fear of Missing Out), ovvero la paura di perdersi qualcosa. Questo timore ci spinge a dare priorità alle notifiche digitali, spesso a scapito delle interazioni faccia a faccia (senza pensare che, anche così, ci stiamo perdendo qualcosa – la vita).

Curiosamente, una ricerca ha scoperto che l’assenza totale del telefono può causare difficoltà di concentrazione, mentre averlo a portata di mano ma non usarlo migliora la percezione della concentrazione. Gli autori dello studio spiegano: “La sola presenza dello smartphone sembra offrire un conforto psicologico, aiutando i partecipanti a concentrarsi meglio”. Tuttavia, gli effetti negativi sulle relazioni interpersonali rimangono evidenti quando il dispositivo viene effettivamente utilizzato.

La soluzione ideale potrebbe essere quella di tenere il telefono visibile ma evitare di utilizzarlo, bilanciando così la necessità di concentrazione con il rispetto verso il nostro interlocutore.

Il phubbing rappresenta un fenomeno sociale significativo che merita di essere osservato con attenzione, poiché ha il potenziale di trasformare profondamente il modo in cui interagiamo con gli altri (e potrebbe portare gli altri ad evitarci, se è vero che preferiamo controllare le notifiche su uno schermo che parlare con il prossimo dinnanzi a noi).

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