YMCA non è una canzone gay: l’inaspettata presa di posizione del fondatore dei Village People

Victor Willis difende l’uso di YMCA da parte di Trump e chiarisce il significato della canzone, negando connotazioni gay.

“Y.M.C.A.”, iconico brano dei Village People, probabilmente tra i brani più ballati della storia (con quel balletto un po’ cringe che tutti hanno ballato almeno una volta nella propria vita), non è una canzone con connotazioni omo-erotiche – nonostante tutti abbiamo creduto così per anni.

Negli ultimi tempi la hit del gruppo newyorchese è diventato il pezzo distintivo di Donald Trump, con tanto di balletto coreografico creato dal presidente statunitense e così Victor Willis, membro fondatore e autore della canzone (ai tempi travestito da poliziotto, oggi fuori dal gruppo), ha voluto dire la sua su questo uso del brano da parte di Trump – negando frattanto nella maniera più categorica che il pezzo abbia connotazioni legate alla comunità gay.

Ma andiamo con ordine. Inizialmente, Willis aveva chiesto all’entourage di Trump di smettere di usare “Y.M.C.A.”, infastidito dalle lamentele dei fan: “Era diventato un fastidio per me”. Tuttavia, in seguito ha dovuto riconoscere che Trump aveva il diritto legale di utilizzare il brano in campagna elettorale grazie a una licenza concessa da BMI (Broadcast Music Incorporated, la SIAE americana – per intenderci). “Non avevo il cuore di negargli l’uso continuato della canzone, visto quanto la apprezzava” – ha spiegato, aggiungendo di aver informato sua moglie di non ritirare il permesso legale.

D’altra parte, questa nuova esposizione genera anche un vantaggio economico: Willis stesso non ha nascosto i benefici economici di questa situazione, sottolineando che la nuova popolarità del pezzo gli frutterà “diversi milioni di dollari.”

Per quanto riguarda la percezione di “Y.M.C.A.” come un inno gay, Willis ha affermato: “Questa è un’errata interpretazione legata al fatto che un mio collaboratore fosse gay, così come alcuni membri dei Village People, e che il primo album trattasse temi della vita gay” (il nome stesso del gruppo, d’altra parte, è un riferimento al Greenwhich Village di NY – luogo della comunità omosessuale). L’autore ha chiarito che la canzone si ispira alle sue esperienze personali con le attività offerte dagli YMCA, come nuoto, basket e pasti economici, e non a presunti sottintesi.

Willis ha poi criticato l’uso del brano per schernire Trump, definendo l’idea di un “inno gay” priva di fondamento. Ha dichiarato: “Quando scrissi i testi, non avevo idea che alcuni YMCA fossero considerati luoghi di ritrovo gay”. Inoltre, ha sottolineato che l’espressione “hang out with all the boys” era un modo di dire comune tra i giovani afroamericani degli anni ’70.

L’artista ha infine sottolineato il carattere universale della canzone: “Troverete ‘Y.M.C.A.’ in matrimoni, bar mitzvah, eventi sportivi, spot pubblicitari e film in tutto il mondo. È un inno alla diversità e alla gioia condivisa, non un messaggio specifico a una comunità”.

Ma non è tutto. Oltre a sfatare un mito, Willis ha annunciato che dal 2025 intraprenderà azioni legali contro chiunque diffonda false informazioni sulla canzone, definendola impropriamente un inno gay. “Non mi dispiace che i gay la sentano come loro inno. Ma il brano è molto più di questo”: ha così concluso il cantante di Dallas, provando a tenere un piede in due scarpe.

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