Michele Ardilio ci svela “La Vergogna della Fontana”: un giallo dove Palermo è l’anima del mistero

Intervista a Michele Ardilio, autore de “La Vergogna della Fontana”. Un viaggio nel giallo tra scandalo, ironia e passione, con il detective Rosalìo Aquila in una Palermo vibrante e contraddittoria come vera protagonista.

In un’affollata e calda giornata d’agosto, un corpo nudo e sanguinante giace nella storica Fontana Pretoria, altresì nota come la Fontana delle Vergogne. Il suo “culu bianco come il marmo” (suo della vittima) che galleggia nelle acque diventa il punto di partenza di un intricato mistero. È da questa immagine potente e sconveniente che prende vita “La Vergogna della Fontana”, il nuovo romanzo di Michele Ardilio. Più di un semplice giallo, il libro è un’immersione totale in una Palermo fatta di vicoli pulsanti, calore umano e ombre scomode, dove il confine tra scandalo e pudore, tra realtà e finzione, si fa sottilissimo.

Al centro della scena, con un’indagine che coinvolge forze dell’ordine, magistratura e la vivida umanità del quartiere, c’è Rosalìo Aquila. Non un detective tradizionale, ma un “detective di strada”, precario e irrequieto, un personaggio fuori dagli schemi la cui genesi, come racconta l’autore, nasce da una domanda precisa: “Può un normale cittadino, assetato di giustizia e dalle nobili intenzioni, condurre una indagine con la sola capacità di far trionfare il proprio sesto senso?”. Rosalìo è la risposta in carne e ossa a questo interrogativo: un uomo dal carisma unico, “scapestrato” ma anche finemente attento ai dettagli, che si muove in una città che è essa stessa un personaggio dai mille volti.

Perché, come sottolinea Ardilio, “Palermo non è solo parte del romanzo: è l’anima del romanzo!”. È il palcoscenico ideale per una storia che mescola abilmente il brivido dell’investigazione a una sottile critica sociale, senza mai dimenticare l’ironia (che emerge già nel sottotitolo “Le indagini disgraziate di Rosalìo Aquila”). Un’ironia che non è semplice leggerezza, ma un potente strumento narrativo per raccontare, con uno sguardo sensibile e mai distaccato, le realtà più dure e oscure che si celano dietro la facciata solare e a volte spietata della città. Attraverso le indagini di Rosalìo, aiutato da amici storici e da un ispettore partenopeo, il lettore è trascinato in un vortice di sordidi segreti e rivelazioni, scoprendo insieme al protagonista che a Palermo la verità è spesso intrecciata a una memoria storica fatta di scandali che, come le antiche suore del monastero di Santa Caterina, a volte emergono per colpire con forza sorprendente.

Ecco cosa ci ha detto l’autore del romanzo, con cui abbiamo avuto un breve scambio di battute.

Palermo nel romanzo è viva e contraddittoria: quanto la città è protagonista della storia?

Palermo non è solo parte del romanzo: è l’anima del romanzo! Palermo con le sue luci e ombre, è il palcoscenico ideale per un noir, così dettagliato e dalla bellezza che si scopre pagina dopo pagina.

Rosalìo Aquila è un “detective di strada”: come nasce un personaggio così fuori dagli schemi?

Rosalìo nasce da una domanda che mi sono fatto in una gelida notte di dicembre 2022: può un normale cittadino, assetato di giustizia e dalle nobili intenzioni, condurre una indagine con la sola capacità di far trionfare il proprio sesto senso? Ecco: il romanzo ne è la risposta.

Quanto conta per te l’ironia nel raccontare il lato oscuro della società?

L’ironia permette, come in molte parti del romanzo presente, di poter raccontare in modo “leggero” una realtà pesante, con sguardo sensibile e mai distaccato. Rosalìo, nel suo essere uno “scapestrato” ma anche uno “attento ai dettagli”, non puoi certo esimersi dall’essere ironico.

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