Claudia Gerini a Tintoria, tra tanti aneddoti una battuta contro Samira Lui: “È anacronistica. Metteteci un ragazzo”

Claudia Gerini a Tintoria stronca lo stereotipo della valletta alla Ruota della Fortuna (e racconta tanti gustosi aneddoti).

Accende la TV, vede “il presentatore e la bella ragazza che gira la lettera” e le viene naturale dirlo così, senza cornici: «È una cosa anacronistica, non si può più guardare ’sta cosa. E chi ci metto a girare la lettera? Mettici un ragazzo. O magari tutti e due, ma vestiti normali». La frase più forte (per chi ha voglia di scatenare un po’ di sano dibattito) della puntata #277 di Tintoria è questa. Non è una crociata, è un aggiornamento dell’immaginario: un gesto minimo che, nel 2025, pesa più di tante tavole rotonde.

La parentesi “Non è la Rai”: perché andarsene presto

Ma non solo la battuta contro la “bella” che gira le lettere sul tabellone ne La Ruota della Fortuna. Sono tanti gli aneddoti raccontati dall’attrice capitolina, a partire dalla parentesi a Non è la Rai: «Quando ho fatto Non è la Rai avevo già 18 anni… l’ho fatto per esperienza, era una sorta di accademia. Ma sono rimasta cinque mesi: io avevo già fatto cinema e volevo continuare. Ai provini mi dicevano “ma tu fai Non è la Rai, eh?” e mi scartavano subito. All’epoca chi faceva televisione non poteva fare cinema». È il punto: togliersi un’etichetta, prima che quell’etichetta ti tolga il resto. È anche la chiave per leggere la sua puntualità sullo stereotipo della “ragazza al tabellone”: non un moralismo, ma la richiesta di ruoli meno ornamentali.

Claudia Gerini e lo sport, tra tennis e taekwondo

C’è un passaggio che fa ridere anche chi gioca agli sport con racchetta: «Io sono una tennista, il padel è… per ex calciatori», rilancia, salvo poi smussare col sorriso: «Oh, sono bravi eh, ma non corri troppo». La misura è questa: una battuta che punge, subito alleggerita; zero processi, massimo ritmo.

Continuando sullo sport – quando racconta del taekwondo, si capisce perché le scene action le piacciano farle più che guardarle: «Sono cintura nera, l’esame è su YouTube. Ho iniziato per difesa personale: se ti alleni a calciare, sei più consapevole del corpo e meno preda della paura. Agli studenti servirebbero basi di autodifesa, non per aggredire, per uscire dalle situazioni». Poi l’onestà che spiazza: «Non posso mettermi a menare per strada: se un personaggio famoso fa così, il giorno dopo è “violento”. Quindi: sorrisi e via».

Claudia Gerini, Mel Gibson e, ovviamente, Carlo Verdone

Passando al cinema, il suo vero mondo, gli aneddoti più gustosi sono legati a due mostri sacri come Mel Gibson e Carlo Verdone.

Circa l’incontro con Mel Gibson per The Passion. «Mi chiede se parlo latino, poi l’aramaico in fonetica. Prima, però, ordina una vodka. Erano le quattro del pomeriggio del 16 agosto. Ho preso una birra per non sembrare quella del tè», ride. E la carezza finale: «Mi disse: “You remind me of a very good friend of mine… Jodie Foster”». Mica poco.

Quindi, su Verdone, dice la cosa che chi la segue sa: c’è un prima e un dopo la collaborazione con il regista capitolino. Lui la vede a teatro, le scrive addosso Jessica di Viaggi di nozze, e da lì la cerniera si chiude. «Con Carlo siamo chimicamente compatibili. Quando sto su un set so chi sono: il mio lavoro mi salva la vita».

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