“Raccontami ogni cosa”: quando la memoria del G8 diventa voce

Il romanzo di Roberto Bertoni trasforma il G8 di Genova in una storia corale. Dalla carta alla voce, la memoria civile parla come un podcast.

Nel 2001 il G8 di Genova ha segnato un prima e un dopo nella storia italiana. Oltre vent’anni dopo, il trauma collettivo di quei giorni continua a risuonare, e a trovare nuove forme per essere raccontato. Non più solo reportage e documentari: oggi la memoria civile passa anche attraverso la voce, il suono, la narrazione in prima persona. Ed è in questo spazio che si colloca Raccontami ogni cosa di Roberto Bertoni (Santelli Editore), un romanzo che sembra scritto per essere ascoltato.

La storia nasce da un incontro: quello fra un giovane giornalista, trent’anni e molti interrogativi, e Lena, una donna che nel luglio 2001 aveva ventiquattro anni e nella scuola Diaz rischiò di morire. Da questo dialogo prende vita un viaggio a ritroso — da Roma a Genova, dai ricordi personali alle ferite collettive. L’autore alterna piani temporali e punti di vista diversi, proprio come farebbe un podcast narrativo, in cui le voci si sovrappongono, si interrompono, si contraddicono. Il risultato è una drammaturgia sonora sulla pagina.

Dal romanzo alla voce

Nelle pagine di Bertoni la parola “raccontami” non è un gesto letterario, ma una richiesta di contatto. È lo stesso impulso che anima molti progetti di memoria sonora nati negli ultimi anni: basti pensare a Limoni di Chora Media o a Io che a Genova non c’ero. Tutti condividono lo stesso intento: restituire una voce a chi, per anni, è rimasto inascoltato.

In questo senso Raccontami ogni cosa non è solo un romanzo sul G8, ma una riflessione su come raccontiamo il trauma. La voce di Lena diventa una traccia audio interiore, fatta di esitazioni, silenzi, respiri. La scrittura di Bertoni, asciutta e ritmata, alterna momenti di reportage e confessione privata, come se ogni capitolo fosse un episodio a sé, pronto per essere registrato.

Podcast e memoria civile

Negli ultimi anni il linguaggio del podcast ha trasformato il modo in cui ricordiamo gli eventi collettivi. L’ascolto in cuffia, intimo e diretto, sostituisce l’immagine televisiva. I podcast storici e di cronaca civile — da Veleno a Polvere, fino a Demoni Umani — mostrano come la verità emotiva possa convivere con la precisione documentaria. È la stessa sfida che affronta Bertoni: dare ordine al caos senza rinunciare al dolore.

Il romanzo, infatti, evita la retorica del “noi contro loro”. Non assolve, non accusa: interroga. Che cosa resta di quella generazione che vide la violenza scendere per strada e la libertà sospesa tra manganelli e telecamere? Forse solo la voce, che è memoria viva. La voce di chi c’era, la voce di chi ascolta, la voce di chi prova a capire.

Raccontami ogni cosa funziona come una serie audio ideale: ogni testimone ha un timbro, ogni ricordo ha un suono. Se un giorno questo romanzo diventasse un podcast, sarebbe naturale. La sua struttura dialogica e la capacità di fondere verità e narrazione lo rendono un perfetto esempio di come la letteratura contemporanea stia imparando a suonare.

Perché la memoria, oggi, non è più solo scritta: si registra, si monta, si ascolta. E in questa nuova stagione di racconto collettivo, la voce di Bertoni — come quella di Lena — continua a dirci che il dolore, quando finalmente trova chi lo ascolta, può diventare racconto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *