Chi è Mario Bosco, presenza fissa di Growing Up Italian? La malattia e il sogno di Hollywood

Scopri la storia di Mario Bosco, attore e volto di Growing Up Italian: la sua battaglia medica, la resilienza e la carriera a Hollywood.

Se seguite il podcast (ultimamente sempre più propenso all’espansione al mercato italiano) Growing Up Italian e le loro pagine sui social media, il volto di Mario Bosco vi sarà più che familiare. Con i suoi lineamenti marcati e il suo sorriso sincero, Mario è diventato un’icona per la comunità italo-americana online. Ma dietro quel volto noto a migliaia di persone si nasconde una storia di difficoltà ai più poco nota.

La sua storia inizia a Brooklyn, in una notte fredda del gennaio 1973. Ciò che doveva essere un lieto evento si trasformò in un incubo medico. Poche ore dopo la nascita, Mario smise di nutrirsi e fu trasferito d’urgenza – in preda alle convulsioni – al Mount Sinai Hospital. Iniziò così un calvario di mesi, tra esami invasivi, flebo e tubi per l’alimentazione, in un corpo minuscolo che i medici faticavano a comprendere.

Mario Bosco e quella condizione rara che ha segnato la sua vita

La svolta arrivò solo un anno dopo, quando il dottor Ralph Moloshok riuscì a dare finalmente un nome al mistero che affliggeva Mario: panipopituitarismo. Questa condizione rara, che colpisce la ghiandola pituitaria, impedisce la produzione di ormoni cruciali per la crescita e il metabolismo. Per Mario, questo significò non solo una statura molto al di sotto della media – oggi, da adulto, potrebbe essere scambiato per un adolescente – ma anche una lotta costante con l’ipoglicemia e una vulnerabilità a malattie che lo portarono spesso a risvegliarsi in ospedale, attaccato a una flebo.

L’infanzia di Mario non fu facile. A 11 anni, per nutrirsi, dovette ricorrere a un tubo naso-gastrico, che portava a scuola con sé, fissato al volto con del nastro adesivo. I bulli non furono clementi, arrivando a deriderlo pubblicamente. Eppure, in quegli anni di sofferenza, Mario trovò una forza inaspettata. Come ha più volte raccontato, il suo pensiero andava ai bambini che incontrava in ospedale, quelli che combattevano contro il cancro o la leucemia. La loro forza divenne la sua, spingendolo a perseverare.

Il suo rifugio, durante le lunghe degenze, erano le sitcom televisive degli anni ’80. Quelle storie lo tenevano compagnia e gli fecero nascere un sogno: diventare un attore. Un’ambizione audace per un ragazzo italiano di Brooklyn, la cui statura avrebbe potuto essere un limite insormontabile. Ma Mario Bosco non si arrende facilmente.

Nel 1988 ottenne il suo primo ruolo importante in un cortometraggio studentesco, “Mella’s Shoes”. La sua tenacia lo portò a bussare, letteralmente, alla porta del successo. Determinato, inseguì il regista John Badham fino a ottenere una piccola parte non parlata nel film “Insieme per forza” con Michael J. Fox. Seguirono quindi ruoli minori in “Studio 54” e “Bullet”, ma la grande occasione arrivò sul set di NYPD – New York Police Department.

Inizialmente impiegato come stand-in (quella persona che si sostituisce all’attore prima delle registrazioni per aiutare i tecnici in fase di setup delle luci e delle telecamere) Mario attirò l’attenzione del produttore esecutivo Bill Clark, che, sentendolo parlare in italiano al telefono con la madre, lo presentò ai creatori della serie. Nel marzo del 2000, quindi,un ruolo fu scritto appositamente per lui in un episodio della celebre serie. Quella parte fu la svolta che gli diede la credibilità e la visibilità che meritava.

Oggi, Mario Bosco non è solo un protagonista amato di Growing Up Italian e un protagonista delle scene (seppur minori) di Hollywood – si disimpegna nella stand up comedy ed è anche uno scrittore.

La sua autobiografia, “From Hopeless to Hollywood”, è la summa della sua filosofia di vita: non arrendersi mai (la si chiamerebbe resilienza, oggigiorno). La sua esistenza è la prova che le porte più difficili da aprire sono spesso quelle che conducono ai corridoi più luminosi. Come ama citare, ispirandosi a una battuta della serie tv “Maude”: “Se non ti sforzi, la porta della vita rimane per sempre chiusa”. Mario Bosco, quella porta, l’ha spalancata a testate.

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