Attimi Ritratti Silenzi, Francesco Lappano a NEPD: “Non lo definirei solo un libro, sarebbe riduttivo”

Una chiacchierata con Francesco Lappano su Attimi Ritratti Silenzi: tra arte, scrittura, cinema e identità, il racconto intimo di un libro che è viaggio interiore.

È stata prima di tutto questo: una conversazione piacevole, mai forzata, che ha seguito il ritmo naturale delle cose. Francesco Lappano a Non è più Domenica non si è presentato con un manifesto, ma con il tono di chi si lascia attraversare dalle parole mentre prova a raccontarsi, partendo dal suo ultimo lavoro, Attimi Ritratti Silenzi, e da ciò che quel libro rappresenta.

“Non riesco a definirlo solo un libro, lo vedo un po’ limitante”, dice quasi subito, mettendo le basi di un discorso che prende forma senza bisogno di sovrastrutture.
“Mi piace definirlo un viaggio. Rappresenta al meglio la mia personalità. Non è solo autobiografico, ma ha anche uno sguardo sociale: attimi, ritratti, silenzi che hanno segnato questi anni della mia vita”.

La sua scrittura viene raccontata come una sequenza di immagini, di soste interiori, di dettagli che cambiano significato a seconda dello sguardo:
“Quando sei in viaggio ti fermi, guardi quel particolare che ti rimane impresso nel cuore, e a seconda di dove sta il tuo cuore in quel momento, quel dettaglio assume una valenza diversa”.

Non c’è teoria forzata, ma una riflessione che nasce dal vissuto, dal modo stesso con cui Lappano concepisce l’arte:
Io sento la scrittura come ciò che rimane sul campo di battaglia il giorno dopo“.

Tra cinema, poesia e identità fluide

Nel dialogo emergono riferimenti che aiutano a capire la sua poetica, da Wenders a Rilke, passando per un’idea di creazione che oscilla tra malinconia e necessità:
“Mi piace pensare a una scrittura che sta tra il poetico e il sublime. Non ho la presunzione di avvicinarmi ai maestri, ma per quel tipo di sguardo mi sento vicino”.

Quando prova a definirsi, Lappano non sceglie una sola etichetta:
“Danzo, canto, recito, scrivo, presento eventi. Sono una personalità multitasking e difficile da introdurre”.
Eppure, alla fine, una parola torna:
“Artista. Forse è arrivato il momento di ridare dignità a questa parola, che in Italia viene un po’ sfrattata, ma che in realtà non ha bisogno di spiegazioni”.

“Questo libro nasce da una parte pura di me”

Il rapporto tra creazione e mercato viene affrontato con sincerità, senza pose:
“Questo libro nasce per dare una rivalsa a una parte più pura di me, quella che potremmo chiamare lynchiana”.
E ancora:
“Non è un investimento economico. È un’esigenza. Anche con il rischio che non arrivi, che non venga capito”.

Forse uno dei passaggi più significativi resta quello legato alla frase che apre il volume:
“Amo rotolarmi negli strati più bassi della vita”.
Una dichiarazione che Lappano precisa con delicatezza:
È proprio lì, nel fondo, che ho sentito le verità più forti e il richiamo più potente verso la luce“.

La sensazione che resta, a fine puntata, è quella di aver assistito a un dialogo autentico, fatto di pensieri che si aprono strada senza dover convincere nessuno (e senza pesantezza: la leggerezza tipica di NEPD è sempre mantenuta, anche attraverso alcune simpatiche boutade legate a Spielberg e Dante Alighieri).

Alla fine della puntata Attimi Ritratti Silenzi emerge non come un prodotto da spiegare, ma come una naturale estensione della sua voce: fragile, lucida, profondamente umana.

Una chiacchierata, appunto. Di quelle che non hanno bisogno di alzare la voce per restare.

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